domenica 15 giugno 2025

BSA Motorcycles ha Vittorio Olivi


E’ una di quelle persone che conosco da una vita e, purtroppo, non vedo solo per problemi di lontananza, ma verso il quale nutro un grande affetto e stima.

Ho conosciuto  “Vitto” (così lo chiamo) in quel periodo “magico” che fu l’ambiente Triumph creato da Carlo Talamo sul finire degli anni novanta e legato alle sue concessionarie Numero Tre.

E’ nata subito una bella amicizia favorita anche dalla grande stima che l’amico Fabrizio Farinelli aveva di lui.

Per anni è stato concessionario ufficiale Triumph poi, almeno formalmente, si è separato dalla casa inglese.

In questi giorni sono venuto a sapere che è diventato concessionario BSA e sono letteralmente saltato dalla sedia per la gioia.

BSA è uno di quei marchi per storici che necessitano di un certo tipo di persone in grado di comprenderne e trasmetterne il valore che vada oltre il prezzo e la quantità di moto vendute.

Vittorio è una di queste persone. 

Non solo.

Vittorio è una brava persona. Di poche parole, ma di molta sostanza.

Mi auguro che possa raccogliere i frutti meritati.

Dimenticavo…….Vittorio si trova a Firenze e la sua azienda si chiama OLIVI MOTORI!!!!!!

Fateci un salto!!!!!!!

domenica 2 febbraio 2025

Quanto durerà ????


 


E’ da tempo ormai che le moto “tutto fare” sono padrone del mercato. Parliamo non solo delle regine BMW GS e Benelli TRK, moto differenti tra loro per cilindrata, prezzo e struttura del motore, ma anche di altri modelli che piano piano stanno lentamente invadendo il mercato facendo numero di tutto rispetto. 

Fino a circa sei o sette anni fa la moda “hipster” aveva dato un notevole impulso verso i modelli classici. Su tutti: Harley-Davidson Sportster, Ducati Scrambler , Triumph Bonneville, Moto Guzzi V7. 

Poi qualcosa è cambiato. Forse la movimento dei risvoltini e delle lunghe barbe ha iniziato a segnare il passo, dopo anni con molti adepti, o forse il Covid-19 ha generato una tale e tanta voglia di libertà che molti motociclisti vecchi e nuovi hanno l’hanno identificata con moto in grado di percorrere ogni terreno (…..anche se a dire il vero la BMW GS è in vetta alle classifiche di vendita da almeno un decennio….).

Come sempre è avvenuto dal 2010 in poi, le case motociclistiche fiutata la corrente hanno proposto i loro modelli. Persino Harley-Davidson, da sempre riluttante a cambiamenti drastici, ha proposto la Pan-America. Si sono poi affiancate modelli più specialistiche (vedasi ad esempio la Tenerè 700 Rally).

L’ultima tendenza è il cerchio da 17 pollici all’anteriore che rende la guida delle “cross over” simile ai modelli sportivi, grazie anche a motori molto potenti e ciclistiche raffinate. 
Tutto bello ?????? Si…..forse……

Entriamo subito nella questione. Le “crossover” ti permettono di fare tutto ma hanno due problemi: pesi ed ingombri notevoli. Considerando che l’acquirente tipo dei modelli più costosi ha sui 50/55 anni ed è benestante, lecito aspettarsi che, a breve, l’invecchiamento di questa fascia di motociclisti farà orientare le loro preferenze verso altre tipologie

In questi giorni stavo parlando con un amico di sessant’anni, sportivo, altezza media (170 cm), da sempre motociclista (da giovane fece qualche gara) che da almeno una decina di anni ha BMW GS, il quale mi stava accennando della sua difficoltà nello gestire la moto con il passare degli anni. 

Dove andranno questo tipo di motociclisti ????? 

Azzardo una previsione: la tendenza delle crossover nel giro di un paio di anni calerà e si affermeranno un nuovo concetto di moto: le tracker. Moto custom dal baricentro molto basso, dotate di pneumatici artigliati. Questo tipo di moto inizialmente saranno viste con diffidenza, ma poi entreranno lentamente nel cuore della gente. Per realizzarle basta partire da una custom/bobber, lavorare a livello stilistico sulle sovrastrutture in modo da linee snelle ed affilate, togliendo qualche chilo sulla bilancia e montare, ovviamente, pneumatici intagliati.

Ho la sensazione che i costruttori cinesi (vedasi su tutti Benelli e Moto Morini di proprietà di aziende cinesi) già stiano guardando in questa direzione poiché ultimamente stanno proponendo modelli custom abbastanza grezzi ma sui quali si può lavorare in chiave tracker.


mercoledì 17 gennaio 2024

Ci ha lasciato!!!!!! Per sempre "The Go-Show"

 

Scrivo di getto, con una punta di rabbia e molta malinconia: Anthony Gobert ci ha lasciato da poco, sopraffatto da anni di droghe ed eccessi di ogni genere. Forse il più grande talento del motociclismo. Quando era in giornata non ce ne era per nessuno, ma troppo pochi erano quei momenti. Dei primissimi tempi nel Mondiale Superbike ricordo molto poco. La mia memoria parte dalle due gare di Phillip Island del 1996 vinte a mani basse, facendo impazzire tutti gli avversari con staccate e sorpassi folli, salvo poi presentarsi sul podio mezzo nudo e con i capelli color carota. Ricordo perfettamente anche le due gare disputate come wild card a Laguna Seca con il team Ducati “Vance & Hines”, vinte da lui e da Ben Bostrom.

Come tutti i talenti più puri “The Go-Show” era in grado di andare fin su alle stelle in un attimo, salvo voi ricadere sulla terra in maniera altrettanto veloce. E come tutti questi talenti aveva la capacità di riconciliare chiunque con lo sport di riferimento (in questo caso il motociclismo). I paragoni con altri talenti maledetti sono parecchi, ma su tutti mi viene in mente Paul Gascoigne, per tutta una serie di motivi.

Pensando all’enorme talento sprecato di Gobert e rapportandolo con la mia vita, mi viene una rabbia infinita (e penso succeda a molti) perché penso che se avessi avuto la miliardesima parte del suo talento in qualunque campo, avrei potuto realizzare grandi cose, invece di sputare l’anima senza arrivare a molto. Ma il problema è proprio qua. Molti maestri di yoga affermano che la mente sia spesso un ostacolo per la persona, con i suoi mille tranelli. 

L’inghippo, infatti, è proprio questo: puntare il dito dicendo “se solo fossi stato come lui……”, portandoti così immediatamente a giudicare, non comprendendo che i veri “talenti” vivono vite del tutto peculiari con logiche lontano mille miglia dai comuni mortali. In queste situazione si deve solo dar retta alla propria anima ed ammirare solo quanto hanno fatto. Per sempre Go-Show!!!!!! Mancherai!!!!!!!

 


lunedì 17 ottobre 2022

La VERA storia di Hannibal Lecter!!!!!

Pochissimi sono a conoscenza del fatto che lo scrittore Thomas Harris, creatore dello psichiatra killer si sia, in realtà, ispirato ad una storia VERA: una storia italiana. La storia di un affermato chirurgo tutt’ora in servizio…..

Hannibal Lecter, al secolo L.S. (per problemi di privacy non è possibile mettere il nome completo) nasce a Roma agli inizi degli anni settanta da una nobile e ricca famiglia di origine meridionale. Fin dalla tenera età è attratto dalla velocità e dal mare, mostrando completo disinteresse per il calcio e lo sport in genere.  Il carattere apparentemente mansueto lo porta ben presto a diventare un punto di riferimento tra i suoi compagni di classe, grazie all’educazione cavalleresca impartita soprattutto dal nonno paterno. Giunto ormai alla maggiore età, al momento della chiamata alle armi, riesce a far parte di un corpo militare d’elite. L’educazione e la pacatezza dei modi che lo contraddistinguono gli permettono di entrare ben presto nelle sfere dell’alta società, supportato anche dalla nobile tradizione familiare. Frequenta i personaggi più in vista della Capitale, intrecciando relazioni amorose con alcune tra le donne più chiacchierate dell’alta borghesia. Nel frattempo iniziano ad emergere le prime avvisaglie della sua personalità psicotica e psicopatica, sebbene l’iscrizione alla facoltà di Medicina in una delle più famose e rinomate università capitoline, dovrebbe garantirgli una sorta di stabilità interiore.

Grazie alla grande disponibilità economica familiare, riesce a coltivare la sua passione per i motori che lo portano ad imprese, raccontate solo nei salotti occulti di quella borghesia dalla quale è ossessionato, delle quali non si deve assolutamente conoscere. E come capita spesso, grazie a qualche gola profonda, anche i più oscuri segreti vengono rivelati. Emerge un episodio accaduto dopo il primo esame universitario. 

Il nonno decide di regalare al nipote una bella moto da cross con la quale scorazzare sui monti del Lazio, dove la famiglia ha una delle residenze dove trascorre le vacanze. Il nostro Hannibal (o se volete lo possiamo indicare con le sue iniziali: L.S.) decide di passare una mattinata in pace (non per gli altri) e raccoglimento (questa sua voglia matta di raccoglimento troverà consacrazione ai tempi attuali), arrampicandosi con la moto lungo un sentiero che lo porta in cima alla montagna. Arrivato in vetta al monte, invece di godersi l’immenso panorama circostante viene preso dalla voglia di tornare immediatamente a casa. Guardatosi intorno, si rende conto che il sentiero è troppo stretto e deve scendere lentamente in retromarcia, confidando in qualche piccolo slargo per girare la moto e ritornare a casa. Cosa fare ???? In un attimo il lampo (uno dei primi che caratterizzerà, almeno da quanto viene raccontato, la sua esistenza futura): getta la moto dalla montagna per tornare a casa a piedi come se nulla fosse. Il problema è che, dopo aver rimbalzato per decine di metri, la moto atterra malamente su un carico di letame che inonda una povera famiglia intenta a pranzare nel suo giardino poco distante……Di quanto successe dopo viene mantenuto il più alto riserbo anche se L.S. fu costretto ad un lungo esilio da quella amata residenza montana……

Nel frattempo Hannibal si sposa con una collega ed arriva il primo figlio. Il fatto appena descritto, nell’immaginario dei pochi a cui è stato raccontato, è destinato a rimanere senza seguito. Mai considerazione fu più errata…….

Proprio con la famiglia Hannibal trova la sua consacrazione dopo essere diventato, nel frattempo, affermato chirurgo di fama nazionale. Di giorno professionista, marito e padre esemplare, nel fine settimana stalker di negozianti di motociclette. La sua specialità il cambio di motocicletta nuova dopo al massimo tre mesi, con apertura e chiusura dei finanziamenti ad una velocità impensabile per i comuni mortali. La stessa velocità con la quale guida auto e moto terrorizzando chi, fidandosi dei suoi modi garbati ed educati, accetta di diventare suo passeggero.

Il modus operandi è più o meno lo stesso. Compra la moto  “X” (sempre marche blasonate) dicendo che, finalmente, ha acquistato la motocicletta che cercava. Dopo poco (in qualche occasione addirittura dopo due o tre giorni….) compra la moto “Y” dicendo che quella “X” non fa per lui. Qui si innesca il meccanismo della trattativa. Per comprare la moto “Y” deve dare in permuta (se prima non riesce a venderla privatamente) la moto “X”. Inizia il lento lavoro ai fianchi del povero negoziante (che nella maggior parte dei casi alla fine cede) affinché la moto presa in permuta venga valutata oltre ogni aspettativa. Se, per caso, riesce a vendere la moto “X” privatamente può anche accadere l’imponderabile. E’ capace di andare dal commerciante Tizio e, dopo lunghe trattative, concordare l’acquisto della motocicletta al prezzo di “uno”, riservandosi di formalizzare l’affare in un secondo momento non definito. Poi, nel giro di un breve lasso di tempo, riesce ad andare dal commerciante Caio ed acquistare la stessa moto al prezzo di “cinque”……

Da qualche anno Hannibal ha individuato la vittima preferita. Un noto e serio concessionario di una marca importante, che tartassa in un periodo circoscritto con proposte di acquisto e permuta di ogni tipo, salvo poi sparire immediatamente per lunghi mesi. Il commerciante in questione ha iniziato un percorso in vita verso la Santità che lo porta spesso a soddisfare le richieste di Hannibal Lecter.

Forse per l’età di mezzo (prossimo ai cinquant’anni). Forse perché il noto concessionario, a causa del percorso sopra descritto, ha iniziato a non replicare più. Forse a causa della genialità che lo contraddistingue e gli permette di eccellere come chirurgo, il nostro Hannibal sembra aver perso interesse in quanto faceva prima e, da qualche tempo, non si hanno testimonianze di persone terrorizzate che sono salite per sbaglio in moto o in macchina con lui.

Il nato interesse per la pittura di paesaggi, coltivato con dedizione. L’approccio ancor più cordiale, con il timbro della voce regolare e senza acuti, unito ad un atteggiamento apparentemente innocuo, a tratti quasi remissivo, permettono di scambiare Hannibal Lecter per un alto prelato. La solita gola profonda parla di un suo futuro ingresso in Seminario a scapito della professione medica.

Avremo Don Hannibal Lecter ??????

giovedì 25 febbraio 2021

Manca ancora qualcosa!!!!!




La Moto Guzzi taglia a pieno regime il traguardo dei cento anni, ma serve un ulteriore sforzo per festeggiare come si dovrebbe questa ricorrenza così importante.

Da quando il Gruppo Piaggio guidato da Roberto Colaninno ha acquisito la proprietà di Moto Guzzi è avvenuto quel progressivo rilancio che molti si aspettavano. Un rilancio un tantino lento e forse ancora con qualche aspetto da migliorare, ma che sembra offrire prospettive di un futuro solido e radioso.

Contrariamente ad Harley-Davidson che sembra aver imboccato la strada di un lungo ed inesorabile declino, togliendo modelli iconici dalla propria gamma come lo Sportster (che non verrà commercializzato in Europa ma solo negli States), dando evidenti segni della mancanza di una strategia aziendale a medio-lungo termine, a Mandello del Lario hanno ragionato in maniera diametralmente opposta incentrando il 2021 su tre modelli presenti in gamma, una cilindrata unitaria per i motori e la possibilità di un unica piattaforma futura per i modelli in costruzione, in tal modo realizzando economie di scala e non disperdendo risorse verso la costruzione di modelli che non servono alla Moto Guzzi

Si deve riconoscere che, se è stato possibile effettuare queste scelte, il motivo lo si deve ricercare nell’appartenenza di Moto Guzzi ad un gruppo imprenditoriale a livello motociclistico tra i più importanti (se non il più importante) del mondo, dove gli altri marchi presenti possono colmare il vuoto di modelli non usciti dagli stabilimenti di Mandello del Lario.

Tutto bene ???? Quasi. Mai come in questo centenario, si avverte l’esigenza di un qualcosa di innovativo, capace sia di non recidere quel cordone ombelicale con i guzzisti più puri, sia di creare ulteriore interesse attorno al marchio. La presentazione dei tre modelli in gamma (V9 Bobber, V85 e la nuova V7 von motore da 850cc) nella colorazione dei cento anni è il segno tangibile della nuova prospettiva aziendale, ma urge un ulteriore sforzo. Parlo di due modelli che potrebbero essere prodotti attingendo al grande know-how di Aprilia e Piaggio. Mi riferisco ad un “Galletto” (prodotto anche con motore elettrico di cui erano apparsi mesi addietro rendering non ufficiali) ed un “Falcone” con il tradizionale cilindro orizzontale. Assurdità ????? 

domenica 15 dicembre 2019

C'erano una volta le case motociclistiche.....


Ora ci sono solo “produttori” di moto. Non uso nemmeno il termine “costruttori”, che implica un qualcosa in più. Ora si è appiattito tutto. Una volta c'erano dei confini nella produzione delle motociclette. Confini dettati dalle proprie tradizioni e conoscenze che rendevano quasi ogni casa motociclistica (che si trattasse di grandi aziende o piccole “factory” poco importava) “unica”. Oggi, forse colpa della globalizzazione, si è andato quasi tutto perdendo.

Hanno iniziato le giapponesi negli anni novanta producendo custom (ad appannaggio quasi solo di Harley-Davidson) eppoi il fenomeno si è allargato a macchia d'olio fino ai giorni d'oggi. Una volta le giapponesi erano famose per le quattrocilindri sportive, Harley-Davidson per il suo V-Twin (e quando esplorò altri orizzonti durante l'era AMF ebbe solo a rimetterci), Moto Guzzi (della quale si può parlare a lungo dell'era De Tomaso...) per il suo V trasversale, BMW per il boxer ecc. Situazioni che le rendevano eccellenti nel proprio ambito. Sia il semplice consumatore che l'appassionato sapevano che se volevano comprare la moto da enduro dovevano rivolgersi alla casa X, se volevano la bicilindrica alla casa Y e così via dicendo, senza trovare sorprese di sorta.

Oggi praticamente ogni casa ha un catalogo infinito di moto di cui non sempre riesce a garantire la qualità elevata. La colpa primordiale, secondo me, è della globalizzazione che ha imposto nuove regole di mercato. Proprio in questi giorni Harley-Davidson ha annunciato la produzione di un bicilindrico di circa 400 cc in linea raffreddato a liquido, costruito in Cina. In un primo momento si è parlato della stessa base tecnica della Benelli. Ma vi rendete conto ???? Così si perde tutto!!!!! Così chi ama le moto si sentirà disorientato e chi si avvicina per la prima volta a questo mondo sarà indotto a scegliere principalmente sulla base del mero prezzo seguendo il logico ragionamento: voglio ad esempio un “mono” di piccola cilindrata, dato che sono tutti uguali vado da chi mi fa spendere un poco di meno.

Prima, invece, si capiva la tipologia di moto che si voleva comprare, si verificava la disponibilità economica eppoi si andava dalla casa di riferimento. Se vogliono continuare a sopravvivere le case motociclistiche debbono iniziare a fare grossi passi indietro e tornare a produrre moto come una volta. Ad identificarsi con il loro prodotto.

Come si può parlare di marketing e comunicazione, cercando di attirare nuovi clienti, se non sono le aziende motociclistiche in primis a credere in nella loro tradizione ???????? 

giovedì 13 dicembre 2018

La Numero Uno Roma





Questa volta racconto di loro. Da dove tutto è cominciato e dove vidi la prima volta Carlo nel settembre del 1992.


Se Fabrizio Farinelli era formalmente il  “Direttore” della Numero Uno, l'uomo su cui gravava la responsabilità del buon andamento della stessa c'era, in realtà, al suo fianco un personaggio che si preoccupava di togliere le castagne dal fuoco nelle situazioni più delicate, anche se la sua mansione era quella di addetto ai ricambi. Parlo di Piercicciolo (….chiamato così da un suo amico perchè era paffutello....) alias Pierluigi Bonizi

Ed inizio il racconto proprio da quella volta che fu costretto ad intervenire allorchè un napoletano si presentò per comprare un Fat-Boy (che all'epoca costava 22 milioni di vecchie Lire) pretendendo di dare l'anticipo di due milioni in natura a Farinelli, che nel frattempo era diventato bianco come un cadavere e pronto a stramazzare al suolo in pochi secondi. Piercicciolo, grazie al sarcasmo ed al sano cinismo che lo contraddistinguono, salvò Farinelli da un probabile soggiorno all'ospedale. Ho cominciato il racconto da uno degli episodi più divertenti, per darvi la dimensione di cosa rappresentasse Piericciolo all'interno della Numero Uno. 

Una sorta di “collante” tra tutti i componenti, in grado di gestire situazioni pesanti, laddove Farinelli per estrema timidezza non arrivava e, nel contempo, scatenare casino nello spazio di un secondo. Uno dei suoi rituali era picchiare (….in senso buono ovviamente!!!!) Davide a fine serata per farlo crescere bene, secondo buoni principi. Ma uno dei suoi divertimenti maggiori era fare i dispetti al buon Fabrizio che sopportava in silenzio, come se fosse uno scotto da pagare. Una qualche punizione di una vita passata che si trovava a scontare in quel momento. 

Infatti uno dei divertimenti maggiori di Piercicciolo, al quale partecipavo pure io di buon grado quando passavo da quelle parti, era fare le puzze nell'ufficio del Direttore, quando vi si chiudeva dentro per gestire la parte amministrativa. Debbo dire che aspettavo con ansia quel momento, perchè seguivano poi delle risate a non finire anche da parte di tutta la truppa che stava lì. C'erano persone che non andavano alla Numero Uno per comprare moto o ricambi, ma per vedere Piercicciolo. Una presenza scenica fondamentale. 

Se vi capita vi dovete far raccontare di altri episodi dal diretto interessato come di quando, alla prima cena Harley-Davidson, ebbe la sventura di salire dietro al Direttore su una Electra Glide con motore Screamin'Eagle, che non si fece problemi a fare un curvone a cannone con le scintille che provenivano da una borsa che toccava per terra. Ma vi dovrete far raccontare bene perchè pare che oltre alle scintille, Piercicciolo abbia perso pure qualche altra cosa o, volgarmente detto, si sia cagato addosso!!!!
Quando Farinelli aprì la Numero Tre e la coppia si sciolse, molto andò perso di quella magia.

Davide Principessa lo conobbi che era un pischello e non faceva altro che prendere botte da Piercicciolo. Simpatico e molto educato, non si lasciava andare con tutti. Poi segui Farinelli alla Numero Tre dove ancora si trova. Brava persona.

Barbara Gricia che arrivò, se non sbaglio, alla Numero Uno nel 1993 come addetta alle vendite dell'abbigliamento, la conoscevo in realtà da prima. Una persona solare, anche se con un carattere forte e deciso, con la quale passare qualche ora a far casino è una delle situazioni più naturali che possano capitare. Con Barbara siamo amici da una vita  ed anche se ormai ci vediamo e sentiamo poco, quando capita è come se fosse passato un giorno. Se non ricordo male con Carlo non andava molto d'accordo, ma se non ci fosse stata lei a Roma, il merchandising HD non sarebbe mai decollato. O sarebbe decollato con molto ritardo
.
Susanna di cui non ho mai saputo il cognome, ma della quale ricordo sempre il compleanno: il 16 giugno. Tranne, forse, in un paio di ricorrenze, mi sono sempre ricordato di chiamarla o contattarla per farle gli auguri. Con Susanna puoi fare anche solo uno scambio di battute o passare ore a parlare dei problemi più profondi. Persona molto eclettica. 

Il Povero Paolo, nonché compagno di Barbara, è classico finto burbero. Quando l'ho conosciuto mi è stato subito simpatico e mi ci sono affezionato molto. E' un meccanico sopraffine. Forse un poco lento, ma sopraffine. Per me che sono pignolo all'inverosimile con la moto, il Povero Paolo (….chiamato così perchè è un tipo molto calmo....) è uno dei pochi meccanici a cui mi affido solo dicendo due parole e nulla più. Non solo ha estrema competenza sui motori, ma anche una grossa sensibilità ed umiltà, che gli permettono di studiare non dando per scontate molte situazioni. Ci dovrebbero essere in giro più professionisti come lui nel settore, a fronte dei tanti cialtroni che proliferano.  

Alla Numero Uno ho passato molto tempo, con diversi ricordi. Mi piaceva passare lì ed, ancor di più, mi piaceva festeggiare il mio compleanno con tutti quanti la mattina del 24 dicembre, cogliendo l'occasione anche per farci gli auguri di Natale. Quando Farinelli aprì la Numero Tre gran parte di quella magia si perse. Ma fu ancor più brutto quando la persona che l'aveva rilevata da Carlo Talamo, invece di venderla decise di chiuderla lasciando a piedi tutti quanti (….queste sono le voci che girano...). Fu un brutto colpo. Una volta sola sono passato di lì recentemente e mi è preso male. Non c'è più segno di quel glorioso passato tracciato da Carlo Talamo e dalla gente che, a vario titolo, ha interagito con lui.