lunedì 17 febbraio 2014

Hanno ucciso Marco Pantani !


Lentamente. Messo sulla gogna. Infangato. Accusato di essere sleale. Di violare i valori etici dello sport facendo ricorso al doping (accusa peraltro mai provata), dalla sua stessa gente. Dal suo stesso “mondo” (è stato dimostrato che alterare i valori ematici all'interno di una provetta di sangue è molto facile, per cui se Pantani era dopato non è detto che gli altri fossero puliti.....). Dalle persone che prima lo hanno portato sull'altare della vittoria osannandolo e, dopo, lo hanno fatto finire negli inferi quando ormai non serviva più. Perchè Marco Pantani era “Il Pirata” e, come tale, non stava alle regole del gioco. Vinceva troppo, come e quando voleva. Infliggeva distacchi siderali agli avversari e diceva sempre quello che pensava nelle interviste. Era, in poche parole, una persona “VERA”. Uno spirito libero schiavo solo, come molti altri campioni dello sport, del suo enorme talento.
Per questo motivo dava fastidio.
Sulla sua storia, sulla sua fine, si è detto e scritto molto, non solo attraverso atti della giustizia ordinaria. Pagine e pagine di articoli e libri. Tante trasmissioni. Un numero indefinito di testimonianze, ma mai una conclusione univoca.
Da una parte gli inquisitori: coloro che hanno visto in Pantani solo un “mostro” da punire nel peggiore dei modi perchè reo di aver fatto uso di sostanze dopanti (ripeto ancora che non vi è mai stata alcuna prova che Pantani ha fatto ricorso al doping, ma mere ipotesi). Dall'altra gli innocentisti. Gli amanti non solo dell'idolo, ma del bravo ragazzo romagnolo, cresciuto con sani valori. Nel mezzo congetture, ipotesi, illazioni.
Forse la verità non si saprà mai. Forse avremmo ancora sul tema degli interventi chiarificatori dell'autorità giudiziaria ordinaria, ma resteranno sempre luci ed ombre. Tuttavia è possibile fugare quasi tutte le ombre solo seguendo un preciso metodo d'indagine: mettendo in ordine cronologico tutti i fatti salienti e vedendoli nell'insieme in primis, eppoi capire a fondo il sistema dello sport professionistico (non solo del ciclismo) e della giustizia sportiva (con particolare riferimento al codice anti-doping ed alle modalità dei controlli).
Una volta effettuata questa attenta analisi, i risultati non possono che portare l'attento lettore ad essere d'accordo con l'affermazione iniziale o, tutt'al più, ad avere una visione dell'intera faccenda non miope.
Quindi, si potrà accettare che Pantani possa aver sbagliato dopandosi, ma si tratterebbe unicamente di uno sbaglio da punire. Punto e basta. Senza gogne mediatiche. E Marco sarebbe ancora qui tra noi.....


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