Lentamente.
Messo sulla gogna. Infangato. Accusato di essere sleale. Di violare
i valori etici dello sport facendo ricorso al doping (accusa peraltro
mai provata), dalla sua stessa gente. Dal suo stesso “mondo” (è
stato dimostrato che alterare i valori ematici all'interno di una
provetta di sangue è molto facile, per cui se Pantani era dopato non
è detto che gli altri fossero puliti.....). Dalle persone che prima
lo hanno portato sull'altare della vittoria osannandolo e, dopo, lo
hanno fatto finire negli inferi quando ormai non serviva più.
Perchè Marco Pantani era “Il Pirata” e, come tale, non stava
alle regole del gioco. Vinceva troppo, come e quando voleva.
Infliggeva distacchi siderali agli avversari e diceva sempre quello
che pensava nelle interviste. Era, in poche parole, una persona
“VERA”. Uno spirito libero schiavo solo, come molti altri
campioni dello sport, del suo enorme talento.
Per
questo motivo dava fastidio.
Sulla
sua storia, sulla sua fine, si è detto e scritto molto, non solo
attraverso atti della giustizia ordinaria. Pagine e pagine di
articoli e libri. Tante trasmissioni. Un numero indefinito di
testimonianze, ma mai una conclusione univoca.
Da
una parte gli inquisitori: coloro che hanno visto in Pantani solo un
“mostro” da punire nel peggiore dei modi perchè reo di aver
fatto uso di sostanze dopanti (ripeto ancora che non vi è mai stata
alcuna prova che Pantani ha fatto ricorso al doping, ma mere
ipotesi). Dall'altra gli innocentisti. Gli amanti non solo
dell'idolo, ma del bravo ragazzo romagnolo, cresciuto con sani
valori. Nel mezzo congetture, ipotesi, illazioni.
Forse
la verità non si saprà mai. Forse avremmo ancora sul tema degli
interventi chiarificatori dell'autorità giudiziaria ordinaria, ma
resteranno sempre luci ed ombre. Tuttavia è possibile fugare quasi
tutte le ombre solo seguendo un preciso metodo d'indagine:
mettendo in ordine cronologico tutti i fatti salienti e vedendoli
nell'insieme in primis, eppoi capire a fondo il sistema dello sport
professionistico (non solo del ciclismo) e della giustizia sportiva
(con particolare riferimento al codice anti-doping ed alle modalità
dei controlli).
Una
volta effettuata questa attenta analisi, i risultati non possono che
portare l'attento lettore ad essere d'accordo con l'affermazione
iniziale o, tutt'al più, ad avere una visione dell'intera faccenda
non miope.
Quindi,
si potrà accettare che Pantani possa aver sbagliato dopandosi, ma si
tratterebbe unicamente di uno sbaglio da punire. Punto e basta. Senza
gogne mediatiche. E Marco sarebbe ancora qui tra noi.....
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