lunedì 14 gennaio 2013

Lunga vita al "mono"!!!!

La KTM ne ha di diversa cubatura e struttura. La MV Agusta ne ha uno pronto in casa. La Harley-Davidson ha presentato una cinquecento per il mercato asiatico e, qualche anno addietro, aveva prodotto la Buell Blast. La Triumph pare ci stia pensando in maniera molto concreta. La Royal Enfield ne ha fatto un marchio di fabbrica fin dalla nascita ed ultimamente sta incontrando sempre più i favori del pubblico. Ma di cosa parliamo ? Semplice: del monocilindrico. Il motore in teoria più semplice ed economico del mondo, nato con la moto stessa. Questo frazionamento ha segnato nel bene e nel male la storia della moto fino agli anni sessanta. Poi il suo utilizzo è andato progressivamente riducendoci fino ad equipaggiare, nel ventunesimo secolo, scooter e alcune moto da enduro. Poi la crisi economica si è fatta sentire. Se alcune case motociclistiche hanno pensato di investire proprio durante il periodo di crisi, altre hanno volto lo sguardo a questo tipo di motore. I pregi sono i bassi costi di realizzazione, la leggerezza, la semplicità, la manutenzione non esagerata (salvo si tratti di motori da competizione), i bassi consumi. Per contro i difetti sono le vibrazioni elevate che non ne permettono un utilizzo per il turismo ad ampio raggio e la potenza non elevata. Si tratta di un ritorno alle origini, anche se le diverse filosofie costruttive delle varie aziende ne hanno portato ad interpretazioni diverse. Ci sarà futuro per questo tipo di motorizzazione ? Difficile dirlo ora. Sicuramente la sua nuova vita è dovuta non solo alla citata crisi economica mondiale, ma anche ad esigenze pratiche. Alla chiara volontà di allargare la fascia dei motociclisti anche ai giovanissimi ed al pubblico femminile. Da non dimenticare poi, che nei paesi asiatici le moto monocilindriche sono le più vendute, specie se di piccola cubatura. Questo potrebbe, quindi, spiegare anche questo ritorno al passato. Vediamo cosa succederà.

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