mercoledì 7 marzo 2012

Moto GP e CRT


La Moto GP è in crisi: non ci sono dubbi. Ma cosa è successo ? Perchè ?
Partiamo da lontano. Molto. Già sul finire degli anni novanta, cioè nel periodo di massima espansione del mondiale delle derivate di serie e delle prime piccole avvisaglie di una crisi di quello prototipi, tra gli addetti ai lavori circolava la voce di grossi motori a quattro tempi con potenze stratosferische e regimi di rotazione vicino ai 18.000 giri/m (!!!), costruiti da alcune case giapponesi, pronti ad essere impiegati nelle corse. Ma quali, dato che si trattava di motori prototipi ?
Ricordo perfettamente che, un noto giornalista del settore, parlandomi di questi motori, mi sollevò un grosso problema: “.....pur se dovessero varare dei regolamenti per farli correre, chi sarà in grado di guidare moto del genere...?????”.
Alla perplessità mostrata, il sottoscritto rispose con una battuta, che aveva molto di serio: “……semplice….King Carl Fogarty!!!!!!” Perché all’epoca per guidare mostri del genere ci sarebbe voluta la guida rabbiosa del campione inglese.
In quegli anni l’elettronica era agli albori e, probabilmente, nessuno pensava ad un suo sviluppo così rapido ed efficace. Però già ci si era resi conto che, probabilmente, il motore due tempi aveva raggiunto il capolinea, specialmente nella massima cilindrata. Non tanto per un problema di potenza massima, ma di erogazione troppo brusca della stessa che influiva sulla guidabilità della moto (ad appannaggio di pochi) e sul precoce consumo dei pneumatici durante le gare. Ormai i piloti in grado di gestire le famigerate cinquecento si contavano sulla punta delle dita e ciò influiva negativamente sullo spettacolo. Altro problema, inizialmente secondario, era da ricercare nel fatto che il motore due tempi, causa l’eccessivo inquinamento che produceva, stava scomparendo dalla produzione. Così il mondo dei prototipi iniziò a guardare sempre con più interesse alle quattro tempi. Nel giro di qualche anno venne sviluppata l’elettronica in grado di gestire le potenze di questi enormi motori ed anche la Moto Gp si convertì al quattro tempi. Nell’ambiente si respirava aria nuova. Tuttavia un primo errore, ad avviso del sottoscritto, venne effettuato. Correre con cilindrata piena (ovvero mille centimetri cubici nella classe regina) e non allargare l’utilizzo del quattro tempi alle altre classi. In questo modo, nei primi tempi, vi fu una sorta di sovrapposizione tra la GP e la SBK, quando meno a livello mediatico. Si sarebbe dovuto adottare una cilindrata di 250 cc, con motore monocilindrico per la classe di partenza (come è ora la Moto 3), una cilindrata di 450 cc, con motori bicilindrici per la classe intermedia (la odierna Moto 2) ed, infine, la cilindrata di 800 cc, con motori a quattro cilindri, per la classe regina (la Moto GP). Quest’ultima scelta è stata effettuata in un secondo tempo, ma si è rivelata del tutto fallimentare, costringendo la DORNA (la società che organizza il Motomondiale) a ritornare alla cilindrata piena.
Dall’introduzione delle quattro tempi ad oggi si è assistito da una parte ad un crescendo dei costi dettati anche da uno sviluppo spropositato dell’elettronica, dall’altro ad una crisi economica mondiale che si è ovviamente ripercossa anche nel mondo sportivo. Risultato: griglia impoverita della GP, scarso spettacolo e due case importantissime come Kawasaki e Suzuki che abbandonano (in tempi non troppo lontani aveva dato forfait anche l’Aprilia).
Alla DORNA, allora, pensano che la ricetta salva-crisi sia l’apertura anche ai motori derivati dalla serie, dapprima con l’introduzione della Moto 2 (unico motore Honda 600 quattro cilindri derivante dalla CBR) e poi con l’apertura nella massima categoria alle CRT.
La scelta effettuata può avere effetti devastanti. Il Motomondiale è la massima espressione della tecnica in campo motociclistico. Aprendo alle CRT prima o poi finirà per svilire il ruolo stesso delle GP, ad appannaggio della Superbike (sempre in crescita). Calerebbe poi l’attenzione non solo dei media e del pubblico, ma anche degli sponsor, specialmente quando finirà “l’era Valentino”.
Cosa fare allora ????
L’esigenza principale, al momento, è quella di contenere i costi per far riempire la griglia di partenza a far ritornare anche quelle case che considerano (conti alla mano) lo sviluppo di una Moto GP troppo dispendioso, in rapporto anche al ritorno sia economico che in termini di immagine.
Un passo importante potrebbe essere quello di eliminare totalmente l’elettronica dai prototipi, azzerando una importante voce di costo. Il mondo della auto, per molti aspetti avanti anni luce rispetto a quello delle moto, insegna. La Formula Uno ha operato questa scelta traendone notevole beneficio.
Si potrebbe anche effettuare un ritorno al passato. Oltre all’eliminazione dell’elettronica, apertura ai motori a due tempi. Sicuramente se ne vedrebbero delle belle…

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