



La vita è strana, a volte imprevedibile. Almeno con me così è stata. Fin da piccolo mi immaginavo a quarant'anni con due figli, una moglie vicino da tanto tempo, dei nonni con i quali condividere le piccole gioie della paternità, un lavoro che mi desse una vita dignitosa. Insomma: un'esistenza tranquilla!
Invece ora, che di anni ne ho quarantadue, mi ritrovo con diverse storie alle spalle, un figlio che sarebbe potuto arrivare nel 2007, tanti guai (specialmente con donne) dovuti al mio fuoco interiore che, troppo spesso, invece di ardere ha bruciato tutto e tutti. Una passione per il teatro scoppiata all'improvviso e tante altre situazioni di cui mai e poi mai mi sarei aspettato.
Anche la passione per i motori non è sfuggita a questa logica. Mai e poi mai avrei pensato di salire su una Royal-Enfield. Le consideravo sempre moto povere. Senza senso. Per vecchi nostalgici che volevano andare a venti all'ora per paura di farsi male. Io, che per anni non visto altro che Harley-Davidson preparate per tirarne fuori sempre più cavalli e farle correre, un bel giorno sono salito su una Royal-Enfield ed è scoccata la scintilla. Certo, probabilmente se non ci fosse stato il mio amico Andrea Fontana, alias il Capitano, che me le ha fatte conoscere, questo probabilmente non sarebbe mai capitato.
Ma, come ho detto, la vita con me è stata imprevedibile. Ora, ogni volta che salgo sulla mia Royal-Enfield, mi ricordo di quanto io sia semplice. Di quanto non mi appartenga il mondo dell'apparenza, ma quello della sostanza. Di quanto preferisca una brutta verità ad una bella bugia. Di quanto io possa odiare inganni e falsità. Di quanto poco sia cambiato rispetto a quando ero bambino, ove non riuscivo a far finta di niente se una cosa non mi stava bene e le bugie dette mi facevano star male. La Royal-Enfield, in fondo, è come me: non nasconde niente dei suoi difetti. Anzi.....te li sbatte in faccia subito.....
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