domenica 5 settembre 2010

Le corse sono le "corse". Ma la strada ? In ricordo di Tomizawa e gli altri "eroi" caduti.


La scomparsa di Tomizawa (pilota della neonata Moto 2) sul circuito di Misano riaprirà mille polemiche e dibattiti. Si discuterà per l'ennesima volta sulla pericolosità degli sport motoristici. Sulla adeguatezza delle decisioni prese dalla direzione di gara. Sugli interventi effettuati dai medici a bordo pista. Per poi rendersi conto che l'infortunio è insito nello sport e nelle corse in genere. Che la posta in gioco spesso, troppo spesso, è molto alta. Ma cosa vogliamo fare: abolire gli sport motoristici ? Non penso che nessuno sia d'accordo. Perchè chi sceglie di convivere con l'infortunio e con la morte sulle piste, lo fa scientemente. Nella piena consapevolezza di fare uno lei lavori più pericolosi al mondo, ma anche più eccitanti.
Nella gioia di essere riuscito a realizzare un sogno. E sono sicuro che piloti come Tomizawa, Kato, Michel Paquay, Yasutomo Nagay, conoscessero benissimo i rischi cui andavano incontro, accettandoli in tutto e per tutto.
Possiamo dire che nella maggior parte dei casi, usando un termine di natura penalistica, il pilota agisce “colpa cosciente”. E', cioè, consapevole dei rischi derivanti dalla sua condotta, ma la accetta per quello che è. Punto e basta. Il problema semmai è un altro. Riguarda tutti quegli appassionati che rischiano la vita su strada solo per gioco, mettendo a repentaglio non solo la propria, ma anche quella altrui.
La recente cronaca ha raccontato di corse in moto sul filo dei trecento all'ora, che ciclicamente si ripetevano sulle principali consolari pugliesi. E non è la prima volta che si verifica un fatto del genere. Nella penisola vi sono diversi focolai pronti a trasformarsi in vere e proprie “bombe”. Parlo di migliaia di motociclisti che sono pronti a mettere a repentaglio la vita propria ma, soprattutto, quella altrui per puro spirito goliardico. Puro divertimento che esula dai principi fondamentali dello sport. Allora ben venga l'intervento repressivo delle Forze dell'Ordine. Ben vengano multe con cifre a nove zeri e sequestri di libretti. Ben vengano i titoloni sui giornali. Perchè se si vuole rischiare. Se si vuole mettere a prova la propria abilità alla guida delle due ruote (o delle quattro non fa differenza...) c'è solo un sistema. Andare in pista.

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